IL GOVERNO DELLE LUMACHE IGNORANTI E L'INCITAMENTO DI DANTE








L’asserita straordinaria crisi sanitaria conseguente al coronavirus è stata gestita, in Italia, da più di 500 “esperti”.
Questo caravanserraglio di burocrati, con il suo operato, ha determinato il risultato concreto di far ottenere all’Italia il vergognoso primato del più alto rapporto al mondo tra infettati e deceduti. Questa percentuale è del 14 % circa in Italia, mentre in Germania è intorno all’1,5% e così in Austria e in quasi tutti gli altri Paesi. Anche in Spagna è inferiore…. In Germania, il team di esperti, veri esperti visti i risultati ha la consistenza di 7 esperti…
Il governo, che ha modulato le proprie scelte gestionali terapeutiche avvalendosi del contributo di una vera e propria Armata Brancaleone, è responsabile diretto ed unico di tutte le morti eccedenti rispetto a quelle verificatesi negli altri Paesi. Non soddisfatto di avere già provocato danni gravissimi al tessuto sociale, ora il governo rinnova la fiducia a questa pletora di incapaci, facendo proprio un rapporto del suddetto “comitato scientifico”, zeppo di gravissime inesattezze formali e sostanziali e, pertanto, del tutto inattendibile. Brandendo questo report del tutto errato, che come tale è stato smascherato, vorrebbe giustificare la riapertura lentissima, definita a fasi, delle attività produttive e, soprattutto, il prolungarsi del distanziamento, che è la misura più distruttiva che potesse attuare per impedire la ripresa. Di questo errore doloso il governo se ne deve assumere la responsabilità politica, morale e giuridica. Se avesse voluto bene al proprio Paese, dopo aver testato l’incapacità inescusabile dei componenti del c.d. comitato scientifico, li avrebbe licenziati in tronco ed avrebbe chiesto loro i danni che hanno provocato con la loro incompetenza. Avrebbe poi selezionato diversamente i propri consulenti per gestire la fase di ripresa. Invece è stato confermato il carrozzone di circa 500 burocrati urlanti parole senza senso.
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Ad essi il governo ha aggiunto una altra pletora sconfinata di sedicenti esperti economici. Questi hanno cominciato a lavorare con lo stesso passo degli altri loro colleghi. Lo vediamo chiaramente dalla prima mossa: la divisione in fasi della riapertura delle attività produttive, attuata, con cadenza esasperatamente lenta, che aumenta l’unica distanza che dovrebbe preoccuparci: quelle con le altre economie europee che sono già ripartite a pieno ritmo. L’inutile ritardo che accumulerà l’economia italiana a seguito di questa sciagurata scelta comprometterà la sua posizione e la relegherà nella retroguardia delle economie europee.
La seconda mossa è stata quella di adottare l’obbligo di inquietanti vestizioni carnevalesche inutili e dannose, che impediranno di lavorare a chi le indosserà. Baristi che dovranno servire un caffè indossando uno scafandro, addetti ai termometri che dovranno misurare la febbre ai clienti, camerieri con mascherine integrali che non riusciranno nemmeno ad elencare il menù, ecc…
Simili grotteschi travestimenti disincentiveranno qualsiasi avventore ad accedere a qualsivoglia locale.  Uno dei figuri delegati alla gestione della fase 2 è pervenuto a sponsorizzare l’obbligo di adozione di una particolare mascherina per i visi dei bambini, malgrado nessun bambino, a differenza di quanto successo in anni precedenti, sia mai stato colpito dal virus di questa influenza.
La terza mossa è, se possibile, ancora più grave. Vengono erogati fondi integrativi a chi usufruisce già del reddito di cittadinanza, mentre non si indennizzano le aziende produttive ed i lavoratori dipendenti del settore privato. Più esattamente, si gratifica questi ultimi con l’erogazione di una somma miserrima simbolica.
Gli obiettivi di una simile assurda scelta sono duplici: da un lato si vuole divaricare il popolo italiano, contrapponendo i ceti meno abbienti a quelli produttivi, con la finalità di depotenziare la coralità della protesta, e dall’altro, altresì, si vuole prostrare allo sfinimento il ceto produttivo medio-basso, riducendone gli utili fino al loro sostanziale azzeramento. Gravissime conseguenze verranno subite dai lavoratori dipendenti del settore privato, che diminuiranno drasticamente di numero a seguito dei tagli dovuti alla riduzione della produttività, scivolando a far parte, anche loro, della categoria dei disoccupati assistiti.
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Il distanziamento provocherà una caduta qualitativa della scolarizzazione in Italia ed avrà effetti negativi sulla personalità e la socializzazione degli alunni, soprattutto nelle fasce di età più basse. Al giorno d’oggi la scuola, oltre alla ovvia funzione di garantire l’istruzione attraverso personale specializzato, essendo le occasioni di aggregazione molto limitate rispetto al passato, ha assunto una funzione fondamentale come luogo di strutturazione della personalità e della interrelazione. Vi sono due ulteriori fattori da considerare. Il primo è che la riapertura delle scuole dell’infanzia e dell’obbligo è stata riconosciuta, in molti Paesi europei, come il mezzo migliore per diffondere l’immunità di gregge, utilizzando i bambini come diffusori sani. Il secondo, è che con le scuole chiuse gran parte della popolazione attiva, anche se avesse il lavoro, non ne potrebbe approfittare, dovendosi occupare dei figli.
La scelta, solo italiana, di continuare con l’insegnamento on line, perviene ad esiti incomparabilmente lacunosi ed aridi rispetto all’insegnamento tradizionale. Essa costringe i genitori ad un ruolo di assistenti che è stato riconosciuto da autorevoli pedagoghi come dannoso per lo sviluppo armonico della personalità del bambino, in quanto è fondamentale la scissione della figura genitoriale rispetto a quella dell’insegnante. Infine, non in tutte le famiglie sono disponibili computer in quantità sufficiente per ogni bambino ed un valido collegamento internet, quindi non è garantita una uniforme opportunità scolastica.
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Occorre tornare a vivere pienamente la propria vita, ad espandere al massimo le proprie capacità, a rifiutare il restringimento intellettuale e fisico a cui vogliono ridurci, ed a valorizzare i propri interessi, in aderenza al testo dell’art. 1 della Costituzione, ma soprattutto, seguendo il precetto dantesco “nati non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”.
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